Tra le tante incertezze e indecisioni che riguardano l’argomento Brexit in questo periodo si può dire che una certezza però c’è: gli inglesi amano acquistare il cibo italiano, quello originale prodotto in Italia. A preoccupare i produttori è però il futuro post-Brexit.
Il dato emerge da una analisi di Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio estero che evidenzia come solo nel mese di gennaio 2019 gli inglesi abbiano acquistato prodotti alimentari provenienti dallo stivale per un valori di 243 milioni di euro, corrispondenti ad un incremento del 17.3 %.
A pochi giorni dalla data fatidica del 29 marzo, per i produttori italiani di beni alimentari la gioia per l’aumento delle esportazioni si mischia alla preoccupazione per un futuro in cui il commercio con il Regno Unito potrebbe essere pesantemente ostacolato per effetto dei dazi e dei ritardi doganali che scatterebbero con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all’Unione Europea.
A beneficiare del nuovo assetto post-Brexit sarebbero invece i paesi extra-europei che vedrebbero crescere la loro quota di esportazioni non soggetta a tariffe.
“La mancanza di un accordo è lo scenario peggiore perché rischia di rallentare il flusso dell’export, ma a preoccupare è anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “Un esempio è l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che – conclude Prandini – boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop)”
Senza accordo il problema riguarda anche la tutela dei marchi Dop e Igp che incidono per circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare Made in Italy e che senza protezione europea rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione, nutrendo il fenomeno dell’Italian Sounding.
Attraverso il protocollo “ITA0039 | 100% Italian Taste Certification” ASACERT si occupa da tempo della tutela dei produttori attraverso i ristoranti che promuovono l’autenticità della tradizione culinaria italiana oltre i confini nazionali. Tra gli elementi della check-list analizzati dagli auditor di ASACERT, infatti, viene prestata particolare attenzione alla filiera produttiva delle materie prime utilizzate per la preparazione dei piatti.
Fonte: Coldiretti