Nutrients – rivista scientifica peer-reviewed che si interroga su tutti gli aspetti della nutrizione e diffusa da MDPI, (Multidisciplinary Digital Publishing Institute) – ha pubblicato recentemente una ricerca sugli effetti della dieta mediterranea sugli acidi grassi nei pazienti affetti da malattie coronariche.
Lo studio RISMeD (Randomized Interventional Study on Mediterranean Diet) ha svolto questa ricerca tra il 2015 e il 2018 reclutando, tramite una scelta randomizzata, 130 pazienti italiani di età compresa tra i 30 e 75 anni, in prevalenza maschi, quasi tutti in sovrappeso e con colesterolo e pressione sanguigna abbastanza controllati. Dopo una serie di interviste e questionari, i pazienti scelti sono stati suddivisi casualmente in due gruppi: un gruppo formato da 64 pazienti è stato assegnato alla Dieta Mediterranea, un secondo gruppo di 66 pazienti ha dovuto invece seguire una dieta di controllo standard per i pazienti affetti da malattie coronariche.
Per due mesi, coloro che seguivano un regime alimentare basato su una dieta mediterranea hanno ricevuto un programma comprendente in media: pesce almeno 3 volte a settimana, legumi 2-3 volte a settimana, verdure crude o cotte 2 volte al giorno, frutta 3 volte al giorno, noci 2-3 volte alla settimana, olio extra vergine di oliva 30-40 millilitri al giorno, non più di 150 g a settimana di carne rossa, vino rosso ai pasti. Il programma dietetico del secondo gruppo era invece ricco di verdure, frutta, cereali integrali e povero di grassi saturi. I due interventi dietetici differivano principalmente per le maggiori quantità di pesce, legumi e noci.
Dalla ricerca è emerso che una maggiore diminuzione di acido palmitico – uno degli acidi grassi saturi più dannosi per il nostro sistema cardiovascolare – è avvenuta nei pazienti che stavano seguendo il programma della dieta mediterranea. Il cambiamento più evidente, però, è quello relativo ai livelli di Omega3 raggiunti con la dieta mediterranea (circa il 5%). Per spiegare questi risultati, la risposta va trovata nell’assunzione di pesce e della frutta a guscio, in presenza notevolmente maggiore nella dieta mediterranea.
Quali conclusioni possiamo trarre da questa ricerca? Innanzitutto e, senza dubbio, due conferme. La prima è che l’iscrizione della Dieta Mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’Unesco è meritata, senza timore di smentita.
La seconda, invece, conferma l’efficacia della dieta non solo in quanto regime alimentare, ma come stile di vita. Questo regime preferisce la convivialità, la condivisione, i prodotti locali e stagionali, senza escludere niente. È una dieta onnivora che si permette di dire dei “ma”, invitando alla moderazione.
Tuttavia, le nostre abitudini di vita scandite da un approccio veloce, dinamico, concitato, non sono sempre compatibili con uno stile alimentare che, al contrario, richiede spesso di fermarsi per assaporarne le semplici e salubri – oramai lo sappiamo, anche su base medico-scientifica – prelibatezze.
Eppure, la pandemia da COVID-19 ha dimostrato come le esigenze degli italiani siano cambiante. Sembra che un effetto collaterale sviluppatosi a seguito del lockdown sia stata la riscoperta da parte degli italiani di un’attenzione verso il green: si è verificato infatti un aumento degli acquisti presso negozi che promuovono prodotti sostenibili o presso quelle aziende che hanno dimostrato di avere a cuore i propri dipendenti.
Questo ritrovato amore per la sostenibilità porta con sé numerosi benefici per il mondo del “bio” che da tempo e ogni giorno di più riceve i suoi riconoscimenti. Attenzione agli acquisti significa, infatti, attenzione alle etichette e alla provenienza dei prodotti. Così come attenzione alle aziende significa scegliere anche, e soprattutto, quelle locali, sostenendo l’economia del luogo. Insomma, sembra proprio che la dieta mediterranea stia finalmente trovando porte aperte e non più muri da sfondare.
Più della dieta mediterranea, è il cibo italiano ad essere il vero rappresentante di uno stile di vita migliore, che comincia proprio a tavola. I veri prodotti italiani, nella loro genuinità sono tra i più efficaci divulgatori della cultura della salubrità. Il patrimonio enogastronomico italiano, che ITA0039 custodisce e diffonde, non ha eguali al mondo. L’Italia è un insieme di dialetti, tradizioni, valori e culture che sopravvivono allo scorrere del tempo. Fare scelte sostenibili, scegliere alimenti che ci aiutano a mantenere in salute anche il nostro sistema immunitario, come solo i prodotti agroalimentari Made in Italy sanno fare, significa contribuire alla conservazione e alla diffusione di un patrimonio culturale che non ha eguali al mondo: non solo in termini di storia, ma – come la ricerca ha dimostrato – anche in termini di benessere.
Con l’aiuto dei partner e del suo Network, la certificazione ITA0039 | 100% Italian Taste è diventata uno strumento di riconoscibilità e autenticità, ma è anche espressione di valori come onestà, salubrità e trasparenza a garanzia delle scelte di tutti gli estimatori e i consumatori fedeli che ogni giorno accolgono nelle loro case il vero Made in Italy.
ITA0039 guarda con entusiasmo al viaggio verso la sostenibilità e alla diffusione della dieta mediterranea, che sembra diventare ogni giorno meno impervio, grazie all’opera incessante di diffusione della consapevolezza che il Protocollo di certificazione ha ideato, uno strumento fondamentale per diffondere l’importanza di prenderci cura di noi stessi e della nostra salute, proprio a cominciare dal modo in cui decidiamo di riempire il carrello della spesa e dalla scelta che facciamo quando vogliamo andare al ristorante in ogni paese del mondo.