La crisi climatica sta avendo un impatto devastante sull’economia italiana, con un costo pro capite di 284 euro, una cifra cinque volte superiore rispetto al 2015 e la più alta dell’Unione Europea. L’Italia soffre di un elevato livello di stress idrico, superato solo da Belgio, Spagna e Grecia, e ha visto una drastica riduzione della produzione di miele, diminuita del 70% nel 2023. Le perdite economiche in Italia sono principalmente dovute a alluvioni (44%), tempeste (34%) e ondate di calore (14%), mentre i danni sono quasi insignificanti in paesi come Grecia, Danimarca, Lituania e Polonia. (*)
Per affrontare questa crisi, è fondamentale rafforzare i poteri delle autorità di bacino, incaricandole della pianificazione dell’approvvigionamento idrico primario, mentre le regioni dovrebbero concentrarsi sulla gestione locale. È essenziale redigere un bilancio idrico a livello di distretto per superare le controversie locali e regionali.
A livello mondiale, il 2023 è stato un anno difficile per l’agricoltura, con condizioni climatiche estreme che hanno portato le colture al limite. Tempeste, inondazioni, gelate fuori stagione, ondate di calore e siccità prolungata hanno colpito duramente gli agricoltori. In molte parti del mondo, le piante di pomodoro non sono fiorite, il raccolto delle pesche è stato inesistente e il prezzo dell’olio d’oliva è aumentato notevolmente.
Durante la Cop28, 134 paesi hanno siglato un patto per integrare l’agricoltura sostenibile nelle loro strategie climatiche. Tuttavia, il tempo non è dalla parte degli scienziati che stanno cercando di sviluppare misure di adattamento per le colture e i sistemi di coltivazione. La Global Commission on Adaptation ha previsto che i cambiamenti climatici ridurranno i rendimenti agricoli fino al 30% entro il 2050, con un impatto particolarmente pesante per i 500 milioni di piccoli agricoltori in tutto il mondo.
Nel 2023, il Regno Unito e l’Irlanda hanno affrontato una carenza di pomodori a causa del freddo prolungato in Spagna e Marocco, mentre in India il prezzo della frutta è aumentato del 400%. In Irlanda del Nord, il clima secco ha ridotto il raccolto di patate di circa 1,9 milioni di chilogrammi, e in India le piogge torrenziali hanno impedito la raccolta del mais per il mangime del bestiame. In Spagna, la produzione di olio d’oliva è stata inferiore alla norma per il secondo anno consecutivo, mentre in Perù il raccolto di mirtilli è stato la metà del normale. La produzione di vino in Europa, Australia e Sud America è scesa ai livelli più bassi dal 1961.
La perdita delle aree di coltivazione tradizionali, prevista pari al 30% della produzione attuale in uno scenario di riscaldamento moderato, non riguarda solo le principali colture di base, ma anche colture speciali come olive e arance, e prodotti come la birra, la cui produzione potrebbe essere ridotta fino al 17% a livello globale a causa delle siccità.
La crisi climatica sta imponendo costi significativi sia all’Italia che al resto del mondo. Mentre l’Italia sta affrontando costi pro capite elevati a livello globale, l’agricoltura sta lottando per adattarsi a condizioni climatiche sempre più estreme. La cooperazione internazionale e l’adozione di pratiche agricole sostenibili sono essenziali per mitigare gli impatti del cambiamento climatico e garantire la sicurezza alimentare in futuro.
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* The European House – Ambrosetti