Con l’approvazione del decreto Liquidità di Aprile si è messo in campo uno strumento per evitare lo shopping dall’estero a prezzi di saldo delle nostre imprese del settore agroalimentare, impedendone la scalata. Si chiama Golden Power e attribuisce poteri speciali all’esecutivo rivisti in senso estensivo. Il Governo avrà facoltà di dettare delle specifiche condizioni per partecipazioni, oltre a poter manifestare il proprio veto sull’adozione di specifiche delibere aziendali.
La Commissione europea specifica che l’esercizio di tali prerogative deve sempre avvenire in maniera imparziale, obiettiva e tramite criteri resi pubblici ed essere giustificato da motivazioni di interesse generale.
Il prodotto italiano, nonostante l’azione screditatoria di detrattori mossi da interessi economico-politici, porta con sé il valore dell’apprezzamento in ogni angolo del globo, dove fa sempre la differenza.
Del resto i numeri della filiera agroalimentare e dell’industria che coinvolge, disegnano un quadro eloquente: un milione di realtà, 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita, tra ipermercati (911) supermercati (21101), discount alimentari (1716), minimercati (70081) e altri negozi (138000). Un valore dai campi agli scaffali pari a 538 miliardi di euro, il 25% del Pil.
Un cammino importante anche per i consumatori italiani (otre che garanzia per gli estimatori stranieri), il popolo più food-friendly al mondo, forti della consapevolezza che i beni provenienti dal nostro paese e recanti la certificazione 100% Made in Italy, acquistano un vantaggio competitivo pressoché automatico nei confronti di competitors stranieri.
Secondo un’indagine dell’“Osservatorio Immagino GS1 Italy”, ci sarebbe una chiara correlazione tra l’etichetta “Made in Italy” o 100% italiano e l’andamento delle vendite di un prodotto alimentare. Sembra infatti che la semplice evidenziazione dell’origine italiana delle merci, tramite il ricorso alla bandiera tricolore, comporti già di per sé un aumento delle vendite dello 0,4 – 0,7%. Se poi si opta per la più esplicita dicitura “100% italiano”, il balzo in alto può essere del 3,5%. Tanto più questo marchio è evidente, quindi, maggiori sono le performance da scaffale. Secondo Coldiretti, l’80% degli italiani sarebbe disposto a sborsare fino al 20% in più, per mangiare prodotti “Made in Italy”. Un giro d’affari di miliardi per chi rilancia il “Made in Italy”, ma anche per chi lo imita. Il famigerato e deprecabile fenomeno dell’Italian Sounding, contro il quale si batte ITA0039 che con il suo protocollo di certificazione in accordo con Coldiretti, con il supporto del Ministero delle Politiche Agricole, ANRA e con la scuola internazionale di cucina IFSE, tutela il vero Made in Italy all’estero, con particolare riferimento al mondo della ristorazione, garantendo al contempo, l’intera filiera di approvvigionamento del prodotto realmente italiano.
La novità nell’ambito della tutela e della salvaguardia del Made Italy è di questi giorni. Un altro piccolo passo avanti verso la consapevolezza che si tratta di un settore che non può permettersi di essere inquinato da contaminazioni partecipative o proprietarie estere. Quando si parla di identità ci si muove su un terreno minato. È in gioco il valore, la credibilità, la tradizione, i meriti di dare vita a prodotti e quindi ad alimenti alla base della dieta più salubre universalmente riconosciuta: la dieta mediterranea.
È stata stabilita la tutela e la strategicità del settore agroalimentare fino al 31 Dicembre 2020. Tali disposizioni sui poteri speciali dello Stato (Golden Power), sono state oggetto di un emendamento in cui gli articoli 15, 16 e 17 del Decreto Liquidità, estendono l’ambito di applicazione degli obblighi di notifica relativi all’acquisto di partecipazione di controllo di imprese strategiche e di delibere, atti ed operazioni a prescindere dal fatto che ciò avvenga a favore di un soggetto esterno all’Unione europea. Viene anche stabilito che la presidenza del Consiglio può avviare anche d’ufficio il procedimento ai fini dell’eventuale esercizio dei poteri speciali Provvedimenti ben accolti, poiché letti come manifestazione della volontà politica di perseguire la tutela dei lavoratori del settore dell’intera filiera e della produttività all’interno territorio nazionale.
Il pensiero, tuttavia, corre veloce alla fine dell’anno, quando insieme ai saldi di fine stagione si spera non siano svendute all’affarista (straniero) di turno le aziende agroalimentari italiane, messe a dura prova dalle difficoltà dell’export a causa della pandemia. Teniamoci stretti il nostro patrimonio fatto di genuinità, valori antichi, abilità moderne, storie scritte col sudore su terre che danno vita alle coltivazioni più eco-friendly d’Europa.