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GUERRA RUSSIA-UCRAINA: IMPORT EXPORT ITALIANO IN CRISI. DANNI AL MADE IN ITALY E ALLA FILIERA AGROAL

Il mercato russo rappresenta l’1,5% dell’export italiano di beni e il 3% dell’import, con oltre 11mila imprese interessate.

Con le sanzioni internazionali e le limitazioni alle esportazioni messe in atto nel quadro del conflitto russo-ucraino, l’Italia ha visto da una parte una sospensione delle importazioni dall’Ucraina di carne, segale, avena, grano saraceno, zucchero, miglio e sale e, dall’altra, un rischio importante per le esportazioni di prodotti agroalimentari, che già avevano subìto un danno considerevole a seguito del Decreto di embargo istituito dalla Russia nel 2014.

La sospensione dell’importazione dei prodotti ucraini, adottata per garantire le scorte interne, è una problematica molto seria per tutti gli allevamenti italiani che utilizzano per la maggior parte il mais e il grano ucraino per nutrire il bestiame (1 allevamento su 4). A rischio anche l’approvvigionamento dei fertilizzanti agricoli, di cui la Russia è il maggiore produttore.

L’Italia è in una condizione di particolare debolezza, dal momento che produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo. Sul fronte animale la produzione di carne bovina copre il 51% del totale necessario, mentre per la carne di maiale la percentuale sale al 63% e scende al 49% per i salumi, la carne di capra e di pecora. Per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento*.

Tutto quello che non si riesce a produrre in Italia, arriva dall’estero. È così che a causa del conflitto, molti degli stabilimenti agroalimentari italiani rischiano di far esperienza di una crisi senza precedenti, aggravata dalle problematiche esperite dai flussi commerciali e dal rischio della perdita di materie prime provenienti dalla Russia, come appunto i fertilizzanti.

Dall’altra parte lo stop all’import adottato dalla Russia nei confronti di beni prodotti dal nostro Paese, ufficialmente ascritto dal Cremlino nella black list dei Paesi con cui interrompere relazioni commerciali, porterà a ripercussioni gravi per il Made in Italy. Questo fenomeno alimenterà, con ogni probabilità, la diffusione di prodotti fake italian, attraverso i quali vengono colmati vuoti di mercato introducendo beni prodotti in Russia e in altri Paesi e che, sfruttando anche il fenomeno dell’Italian Sounding, vengono spacciati per italiani.

Ma non è tutto: a causa delle limitazioni imposte al nostro Paese, molti degli esercizi commerciali italiani sul territorio russo rischiano di perdere del tutto l’approvvigionamento di materie prime Made in Italy.

In situazioni di crisi, come questa, risulta sempre più fondamentale un’azione decisa a sostegno della salvaguardia del Made in Italy. Siamo un popolo che vive di convivialità e ITA0039 nasce e si impegna per difendere, promuovere e valorizzare l’italianità oltreconfine, insieme ai valori umani che porta con sé –Le parole di Fabrizio Capaccioli AD Asacert e ideatore del Protocollo ITA0039– Auspichiamo una risoluzione delle controversie internazionali per la pacifica convivenza e la prosperità dei popoli, delle nazioni e della vita di milioni di cittadini estimatori del Made in Italy anche ad est.”

*fonte Coldiretti

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